Quante volte abbiamo sentito parlare della città di Samarcanda, della via della seta e dei vari conquistatori(Alessandro Magno, Gengis Khan, Tamerlano) che hanno fatto la storia dell’ Asia Centrale e in particolare dell’ Uzbekistan.
Con l’organizzazione della Randonnee “ SILK ROUTE 2016” abbiamo potuto finalmente percorrere in bicicletta parte della via della seta e visitare fugacemente le città di Samarcanda e Bukhara.
Sono 13 i ciclisti che sono partiti alle 6 del mattino di sabato 1 ottobre da Tashkent e tra questi tre italiani della Ciclututristica Portogruarese (Diego,Francesco,Giorgio). Il percorso con una lunghezza di 1200 km, da percorrere in un tempo massimo di 90 ore, prevedeva il giro di boa a Bukhara e il ritorno lungo lo stesso percorso dell'andata.
Appena usciti dalla città ci siamo immersi nella verde campagna dove già alle prime ore del mattino erano al lavoro le donne dedite alla raccolta del cotone e i ragazzi con qualche adulto che portavano le bestie al pascolo (mucche, pecore e capre). Il nostro passaggio era salutato da tutti con grande entusiasmo e curiosità che si manifestava con il saluto da parte delle donne e le corse dei ragazzi dai campi fino ai bordi della strada.
La prima parte del percorso che porta a Samarcanda è costituita da una lunga strada rettilinea che sembra non avere mai fine ai cui lati si trovano spesso chioschi di bibite e venditori di meloni e angurie. Si incontrano inoltre innumerevoli carretti a due ruote trainati da un asinello e guidati spesso da dei ragazzini. In questa parte del percorso si è formato un piccolo gruppo composto oltre che da noi tre, da Oleg un medico russo e da Magnus un giovane tedesco. Arriviamo a Samarcanda verso le 21, con il buio della sera, attraversando la via principale e ci fermiamo solo pochi minuti per alcune foto rimandando al ritorno la possibilità di un visita più approfondita alla città.
Ci fermiamo al punto di controllo dove ceniamo e dormiamo. Ripartiamo alle 5 del mattino con l'obiettivo di arrivare a Bukhara prima dl tramonto della sera in modo da poter visitare il centro storico con la luce del sole. Questa seconda parte del percorso si presenta subito dopo pochi chilometri molto impegnativa a causa delle condizioni del manto stradale. Ci troviamo infatti a percorrere oltre 20 chilometri su una strada completamente piena di buche e di avvallamenti che oltre a costringerci ad andare piano e a mettere a dura prova il nostro corpo ci fa temere per la tenuta della nostra bicicletta. Lungo questa strada inoltre ci sono continue interruzioni di corsie per cantieri di lavoro di asfaltatura. Rispetto alla prima parte del percorso la strada che da Samarcanda porta a Bukhara è una strada affollatissima. E' una specie di autostrada, divisa da una cordonata in cemento ogni tanto interrotta per permettere il passaggio delle persone da una parte all'altra e alle macchine di fare inversione di marcia. Una strada caotica dove si vedono le macchine sfrecciare veloci, la gente e i bambini passare da una parte all'altra della carreggiata, i ragazzi e gli adulti (alle donne non è permesso) correre con delle biciclette datate sulla corsia di emergenza, macchine che corrono in retromarcia o anche contromano.
E' lungo questa strada che quando incontravamo dei ragazzi in bicicletta questi incominciavano a gareggiare con noi felici di stare al nostro fianco o di superarci.
Per fortuna il percorso era leggermente in discesa e questo ci ha permesso di potere essere a Bukhara alle 17.30 con la luce del sole e in tempo utile per una visita alla città.
Chiediamo ad un ragazzino in bicicletta di portarci nel centro storico e lui tutto eccitato ci porta attraverso delle vie interne nel cuore storico di Bukhara. Ormai è quasi sera, la temperatura è ideale e la luce del tramonto illumina magicamente la grande madrassa, le moschee e i minareti vicino alla piazza.
Ci sediamo a margine del piccolo laghetto per una foto e ci godiamo per alcuni minuti questo luogo incantevole intriso di magia dove la storia racconta che si sono consumate lotte di potere, guerre religiose ma anche dove grandi architetti hanno saputo costruire dei veri capolavori.
Da Bukhara ripartiamo all'una di notte con l'obiettivo di ritornare a Samarcanda a metà pomeriggio in modo da potere visitare la città. Il gruppo si è ridotto a 4 unità in quanto Magnus ha deciso di partire assieme ad un inglese un paio di ore prima. Alla prime luci dell'alba però incomincia a soffiare frontalmente un forte vento che solleva tutta la polvere presente ai lati della strada oscurando quasi completamente la visibilità e costringendoci a procedere faticosamente a piccole velocità. Abbiamo corso tutta la giornata con queste raffiche di vento che ci hanno fatto spendere una enorme quantità di energie. Verso sera il vento è calato leggermente ma si sono sommati i problemi legati al fondo stradale dell'ultima parte del percorso. Tutto questo ha fatto si che siamo arrivati a Sammarcanda alle ore 21.30 di sera facendoci perdere la possibilità di poterla vedere con la luce del sole. Arrivati al controllo ci facciamo una doccia e ceniamo. Sono quasi le undici di sera e decido che non posso avere fatto tutto questo viaggio senza poter visitare la città. Cerco di convincere Francesco e Diego a fare un giro ma sono troppo stanchi e decidono di andare a riposare. Allora convinco un ragazzo dell'organizzazione ad accompagnarmi e con un taxi incominciamo un bellissimo tour notturno. La prima fermata e al Registan che è una grande piazza circondata da tre madrasse gigantesche, costruite con mattoni colorati e ricoperte da cupole blu. L'accesso di sera è interdetto al pubblico ma il ragazzo che mi accompagna parla con le guardie e mi permettono di accedere per fare alcune foto. La guardia mi si avvicina e mi dice che alle 6 di mattina mi può far salire in cima al minareto alto quasi 50 metri. Sono costretto a rifiutare in quanto a quell'ora siamo già sulla strada di ritorno a Tashkent. Continuiamo in taxi il giro della città fermandoci a fotografare le principali moschee tra le quali la famosa moschea di Sah-i-Zinda. Purtroppo fa freddo e sono vestito solo con dei pantaloncini corti e una giacca a vento e devo rinunciare ad andare a vedere l'osservatorio di Ulug–Bek nipote di Tamerlano che era un re appassionato di matematica e astronomia.
Ripartiamo alle 5 del mattino programmando il ritorno a Tashkent entro il tempo massimo che era previsto alle ore 24.00.
Concludiamo la nostra corsa verso le 23 della sera dopo 89 ore di corsa e nonostante il percorso accidentato senza nessun incidente meccanico e nessuna foratura. Siamo gli ultimi ad arrivare al traguardo, prima di noi erano arrivati alcune ore prima tre ciclisti (Magnum, David e Jos) mentre lungo il percorso in 6 avevano abbandonato.
All'arrivo ci aspetta una piccola festa a base di pizza (molto buona) e birra locale.
Alcune considerazioni finali: il cibo rappresenta sempre una criticità quando hai bisogno di alimentarti bene e ti trovi a dover utilizzare una cucina diversa da quella abituale. C'è la siamo comunque cavata abbastanza bene mangiando un piatto tipico a base di riso accompagnato da carne e alcune verdure, carne arrostita allo spiedo, una minestra di verdure, yogurt, verdure varie e in abbondanza melone e anguria. Tutto accompagnato da un pane veramente molto buono.
La gente Uzbeka è molto cordiale e ospitale. Vi è al momento una forte diversità tra quelli che vivono in città e quelli che vivono in campagna. Quest'ultimi lavorano nei campi di proprietà dello stato al quale vanno anche i profitti. La vita in campagna è molto dura ma vedendoli alla sera ritornare dal lavoro, seduti nei carretti trainati dall'asinello, mi sembravano tutto sommato sereni. Mi faceva una particolare sensazione vedere i ragazzini nei campi e la gente al lavoro e mi ricordava la mia gioventù dove le condizioni di vita nelle campagne erano molto simili.
Un plauso va dato all'organizzazione della corsa che ci ha sempre seguito per tutto il percorso e ad ogni controllo ci organizzava il pranzo o la cena e ci faceva trovare la nostra valigia. Le persone dell'organizzazione erano veramente instancabili, sempre pronte a qualsiasi ora della notte e del giorno a darci qualsiasi tipo di supporto e a non farci mancare nulla. Un ringraziamento particolare va a Daniel, Svetlana e Rafkhat che più di tutti ci sono sempre stati vicino. Un grande onore è stato inoltre correre con Oleg Volkov che oltre ad essere un grande ciclista è veramente una grande persona. Assieme alla moglie, anche lei medico, e ad un amico pilota di rally si è fatto 3000 km in macchina (abita vicino alla Siberia) per venire a correre.
Non aver potuto visitare Samarcanda di giorno è stato veramente un peccato. Tuttavia Samarcanda e Bukhara meritano da sole un viaggio turistico ad hoc, magari allargato anche alla città di Khiva.